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Antiche scritture del Mediterraneo

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Hurrico

a cura di: Giulia Torri


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La lingua hurrica: tipologia e definizione

La lingua hurrica è una lingua parlata tra la fine del III millennio e la fine del II millennio a.C. da una popolazione di origine ignota, i Hurriti, prevalentemente stanziati nella Mesopotamia settentrionale e nella Turchia sud-orientale. Come lingua letteraria è inoltre attestata a Ugarit, Emar e soprattutto a Hattuša (dal XV sec.), sito da cui provengono numerosi frammenti scritti interamente in questa lingua o bilingui, itititi e hurriti.
Dal punto di vista morfologico il hurrico è una lingua agglutinante in cui i morfemi sono concatenati in maniera rigida e invariabile alla destra dell’elemento radicale.
Si tratta, inoltre, di una lingua ergativa: il soggetto di verbi transitivi è marcato da un caso ergativo e il soggetto di verbi intransitivi o l’oggetto di verbi transitivi è marcato da un caso assoluto.
Non si conosce ad oggi la famiglia linguistica di appartenenza del hurrico che si rivela una lingua profondamente diversa da quelle coeve del vicino Oriente antico. Tipologicamente può essere paragonata al il Sumerico e al Hattico, anch'esse lingue agglutinanti. Lingua cognata del I millennio a.C. è l’Urarteo attestato nella regione corrispondente agli attuali stati dell’Armenia e dell’Azeirbaijan e alle propaggini più settentrionali dell’Iran e dell’Iraq.
Il termine oggi in uso per designare sia la lingua che la popolazione, hurrita, o hurrico, deriva dal toponimo KUR URUHurri "paese di Hurri", attestato nelle fonti ittite, e utilizzato per definire l'area della Mesopotamia settentrionale che dalla metà del II millennio sarà occupata dal regno di Mittani.
Nei testi di Hattuša il termine hurlili serve per designare le formule e gli incantesimi in lingua hurrita inseriti nei rituali ittiti. Altri termini per designare questa lingua sono al momento sconosciuti. Nella lettera di Mittani, importante documento del XIV sec. proveniente dal sito di El Amarna, si trova il termine hurroġe con valore geografico.

 

Varianti dialettali

Sebbene nel corso della sua storia il hurrico presenti una notevole omogeneità si possono distinguere due principali varianti dialettali (o fasi linguistiche, secondo alcuni studiosi):
- il cosiddetto antico-hurrico: la lingua in cui è redatta l’iscrizione di Tišatal di Urkeš, il più antico documento a noi noto (2000-1950), affine alla lingua hurrita nota dai testi più tardi di Hattuša.
- il hurrico della lettera di Mittani che si differenzia essenzialmente per una diversa strutturazione del sistema verbale.

 

Fonti per la ricostruzione della lingua hurrica

Fonti importanti per la comprensione del hurrico sono i documenti interamente redatti in questa lingua, ma anche le testimonianze scritte che conservano elementi di onomastica. Sebbene tale lingua non sia ancora pienamente decifrata, è certo che le popolazioni di lingua hurrica ebbero un notevole influsso sulla cultura intellettuale e materiale delle genti con le quali entrarono in contatto.

Le prime fonti relative alla lingua hurrica risalgono all’ultima fase del terzo del millennio.
Il nome di un sovrano hurrita, Tahiš-Atili di Azuhinum è menzionato in un “nome di anno” di Naram-Sin (2254-2218) in cui si ricorda la presa di questa località e la prigionia del suo sovrano. Alla fine dell’epoca akkadica risale il sigillo ritrovato a Tell Brak che reca il nome di un certo Talpuš-atili, “sole del paese di Nagar, figlio di [ ]”.
Il documento più antico in in hurrico è l’iscrizione di fondazione per il tempio di Nergal che reca il nome del dedicante, Tiš-atal, endan di Urkeš (Tell Mozan). La tavoletta in pietra calcarea è tenuta tra le zampe di un leone di bronzo. Il testo risale all’epoca della terza dinastina di Ur (2000-1950).
Della stessa epoca o di poco posteriore è la tavoletta di bronzo, oggi al museo del Louvre, che reca l’iscrizione dedicatoria di Atal-šen, re di Urkeš e Nawar, costruttore del tempio di Ner(i)gal. Questa tavoletta è in lingua accadica ma i nomi di persona che reca sono di certa origine hurrica.
Per quanto riguarda il II millennio a.C., documenti in lingua hurrica o con termini e onomastica hurrica vengono da numerosi siti della Siria, della Mesopotamia settentrionale, ma anche dell’Anatolia. Alcuni documenti di epoca paleo-babilonese sono originari della Babilonia e di Mari ma non sono del tutto comprensibili. In epoca medio-babilonese anche la documentazione di Alalakh e di Nuzi in Siria così come le tavolette di Kaneš in Anatolia, per quanto in lingua accadica, hanno restituito onomastica e vocaboli in hurrico.
Essenziali per la ricostruzione della storia dei Hurriti in Siria e della loro lingua sono i documenti provenienti da Tikunani, una città non ancora identificata ma collocabile nell’alto corso del Tigri e dell’Eufrate. Il re della città portava un nome hurrico, Tunip-Tešup e era un contemporaneo del sovrano ittita Hattušili I (XVII sec. a.C.) come testimonia una lettera in lingua accadica. Fra i documenti a lui attribuiti vi è un prisma che riporta una lista di 483 nomi di Hapiru, la maggior parte dei quali hurrici.
A Ugarit sono stati ritrovati alcuni testi in lingua hurrica, tra i quali una lista lessicale in sumerico e in hurrico della serie HAR-ra = hubullu e dei vocabolari plurilingui che hanno pemesso di stabilire il significato di molti termini hurriti grazie alla diretta corripondenza con parole sumeriche, accadiche e ugaritiche. Una lista lessicale con una colonna in hurrico è stata ritrovata anche a Emar. Infine testi in lingua hurrica vengono dal sito di Qatna e sono stati scoperti in anni recenti.
Il documento più importante della seconda metà del II millennio, tuttavia, è la lettera di Mittani (XV-XIV sec. a.C.), il cui sovrano Tušratta intrattenne rapporti diplomatici con il faraone Amenofi III (e poi con Amenofi IV). Sebbene la maggior parte dello scambio epistolare tra questi sovrani sia in lingua akkadica, è stata ritrovata ad Amarna nel 1888/1889 una lettera di cinquecento righe interamente in hurrico. Tale documento apparteneva al seguito della principessa hurrita inviata in sposa ad Amenofi III. Il testo ricalca il formulario delle lettere in accadico e per questo motivo ha costituito la base per lo studio della lingua hurrica e la sua comprensione.
Tra il XV e il XIII sec. a.C. una grande quantità di testi in lingua hurrica per lo più a carattere religioso vennero copiati dagli Ittiti evidentemente influenzati dalla cultura di questa popolazione. Moltissimi frammenti vennero archiviati nella capitale ittita Hattuša. Si tratta di rituali magici o di incantesimi hurriti, inseriti in descrizioni di pratiche magiche in lingua ittita, di testi mitologici e di testi di tipo oracolare. Il ritrovamento più importante per l’analisi linguistica è il cosiddetto “Canto della Liberazione” (SÌR para tarnummaš [itt.] / kirenzi [hurr.]), una composizione bilingue hurro-ittita, di epoca medio-ittita, in cui si narra la distruzione della città di Ebla. La composizione venne ritrovata nel corso degli scavi del 1983/85 nei templi 15 e 16 della Città Alta di Hattuša. Testi in lingua hurrica di argomento religioso, ancora inediti, vengono dal sito di Ortaköy, l’antica Šapinuwa. Nel 2005, nel corso degli scavi del sito di Kayalıpınar è stato ritrovato il frammento interamente in lingua hurrica Kp 05/226. Secondo il suo editore G. Wilhelm esso descrive una campagna militare verso l’area di Kizzuwatna nel sud dell’Anatolia e Alalah/Mukiš.
Con la crisi politica e sociale del tardo Bronzo che coinvolge principalmente la Siria e l’Anatolia e determina la fine delle strutture statali di quelle aree viene mano anche la documentazione in hurrico.

 



Le scritture

  1. Hurrita