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Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Frigio

a cura di: Giulia Torri


  • Presentazione
  • Le scritture

La presenza dei frigi sul territorio dell’Anatolia centrale è sicuramente attestata dall’VIII secolo a.C. Non è ancora certo quando i Frigi si stanziarono sul territorio ma sembra ormai completamente decaduta la teoria che fossero i responsabili della fine dell’impero ittita che doveva già essere crollato da alcuni secoli quando si registra la presenza dei Frigi nell’antico sito della capitale del regno di Hatti, Hattuša.

Nell’XI secolo un re assiro, Tiglatpileser II parla di una battaglia contro il popolo di Muški e successivamente Sargon II di Assiria (VIII sec. a.C.) cita Mida, re dei Muški. Questo è il nome del contemporaneo re dei Frigi, Mida, successore di suo padre Gordion e sul trono di Frigia dal 738 al 696. Il termine Muški potrebbe, quindi, essere la denominazione data dagli assiri a tale popolazione o almeno a una sua componente etnica. Si può dunque ipotizzare, anche se non con certezza assoluta, che i Frigi fossero già stanziati in Anatolia nell’ultima fase del II millennio a.C. Erodoto (VII 73) e poi ancora Strabone (VII 3.2 e XII 8.3) e Plinio il vecchio (V.XLI 145) fanno venire i Frigi dalla penisola balcanica. Erodoto descrive la loro convivenza con i Macedoni e racconta come questi ultimi li chiamassero Brugoi, Briges, Brukes. I Frigi sono menzionati nell’Iliade come alleati dei troiani anche se non prendono parte alla guerra (Iliade 2.862-3). Si ricorda in particolare una visita del re di troia, Priamo, all’accampamento frigio nella zona del fiume Sangarios e il suo aiuto prestato ai frigi contro un attacco delle Amazzoni (Iliade 3.184-9) , dove in effetti è poi stata ritrovata la città di Gordion popolata dai Frigi nel corso del I millennio a.C.

I frigi parlano una lingua indoeuropea che condivide alcune isoglosse con le lingue dell’Anatolia come, per esempio, la finale –s della III persona singolare del preterito e l’uscita –r dei verbi medi (che però non è esclusivamente anatolica) ma sembra mantenere una certa distanza dalle lingue anatoliche coeve e precedenti. Si registrano alcuni contatti dovuti all'influenza delle lingue dell'Anatolia, in particolare ittita e luvio, soprattutto nell'onomastica e che sono dovute alla convivenza di quelle popolazioni sul territorio anatolico. Le affinità maggiori si riscontrano, infatti, con il greco per cui si suppone una comune appartenenza allo stesso sottogruppo del proto-indoeuropeo e non una mera vicinanza geografica. Brixhe, studiando la titolatura di Mida sul suo monumento (M-01a) interpreta i titoli lavagtaei e vanaktei (al dativo), analoghi al miceneo lawagetas e wanax, come uno sviluppo autoctono e quindi frutto di una comune eredità (Brixhe 1990, 73-75).

Il frigio era parlato in una vasta area come testimoniato dalla diffusione delle iscrizioni che sono state ritrovate nell’Anatolia centrale (la Città di Mida, Pteria e Gordion), in Bitinia, Galizia e Cappadocia.

Il frigio è ancora malamente compreso. Fa eccezione la formula di maledizione neo-frigia ios ni semoun kakoun addaket etittetikmenos eitou che corrisponde a una formula greca e il cui significato è "chi recherà danno a questa camera sepolcrale sia maledetto!".



Le scritture

  1. Frigio