Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Cipro-sillabico

- (IX - II sec. a.C.)

a cura di: Anna Cannavò     DOI: 10.25429/sns.it/lettere/mnamon002
Ultimo aggiornamento: 12/2021


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Tavoletta d’argilla iscritta in cipro-sillabico proveniente da Akanthou, IV sec. a.C. Londra, British Museum.


Il cipro-sillabico è, come lo indica il nome stesso, un sistema di scrittura a carattere sillabico in uso a Cipro durante la maggior parte del primo millennio a.C. Il repertorio teorico è composto da 56 segni, con varianti locali più o meno significative sia nella forma dei segni stessi, sia nella cronologia e nella struttura del repertorio; quasi tutti i segni (fa eccezione il segno je) sono attestati nella variante più diffusa di sillabario, detto “sillabario comune”.
I testi in sillabario comune sono abitualmente sinistrorsi e hanno un’area di diffusione piuttosto vasta, corrispondente alla maggior parte dell’isola; fa eccezione la regione sud-occidentale (regione di Pafo), caratterizzata da un suo peculiare repertorio di segni detto “sillabario pafio”. Quest’ultimo è spesso impiegato in testi destrorsi; se ne conosce, seppure in modo imperfetto, l’evoluzione diacronica: il sillabario pafio antico è documentato soprattutto da testi di VI s. a.C., mentre il sillabario pafio recente da documenti di IV s. a.C.
Attraverso la scrittura cipro-sillabica venivano espresse almeno due lingue:
- il greco, nella forma del dialetto cipriota, introdotto nell’isola alla fine del secondo millennio a.C.;
- una lingua locale, convenzionalmente detta “eteocipriota”, probabilmente pregreca; benché leggibili, le iscrizioni eteocipriote sono tuttora indecifrate. Il corpus è numericamente limitato (poche decine di testi), geograficamente ristretto (la maggioranza dei documenti proviene dalla regione di Amathous) e cronologicamente circoscritto (le principali iscrizioni sono del IV s. a.C.).
A partire dal VI s. a.C. (stando alla documentazione nota) comincia ad essere utilizzata a Cipro la scrittura alfabetica greca, esprimente esclusivamente il greco (mai l’eteocipriota) e di uso sporadico fino alla piena età classica. L’uso del sillabario comincia a decadere con la seconda metà del IV s. a.C., per scomparire del tutto durante il periodo ellenistico. Sono note alcune iscrizioni digrafe in greco, redatto sia in scrittura cipro-sillabica (dialetto cipriota) che alfabetica (greco della koinè), oltre che alcune bilingui, greco (scrittura alfabetica) / eteocipriota (scrittura sillabica) e greco (scrittura sillabica) / fenicio.
I testi conservati appartengono a differenti tipologie, con preponderanza di iscrizioni votive e funerarie; i testi di carattere pubblico sono poco numerosi. La maggioranza delle iscrizioni note è incisa su pietra; frequenti sono anche quelle dipinte o graffite su ceramica, mentre più rari sono i testi incisi su altri supporti (metallo, pietre dure, avorio, ecc.).
La decifrazione della scrittura cipro-sillabica non si deve ad un unico studioso, ma è il frutto di una serie di tentativi e piccoli avanzamenti, inizialmente da parte di studiosi di differenti discipline, e solo in seguito di filologi ed esperti di lingua greca. A partire da una famosa bilingue scoperta ad Idalion l’assiriologo George Smith effettuò nel 1871 un primo tentativo di lettura, sviluppato e perfezionato in seguito dall’egittologo Samuel Birch (1872), dal numismatico J. Brandis (1973), dai filologi Moriz Schmidt, Wilhelm Deeke, Justus Siegismund (1874), e dal dialettologo H.L. Ahrens (1876), che si servirono anche della tavoletta di Idalion. L’origine egea del sillabario cipriota è stata riconosciuta fin dalla fine del XIX s., a seguito degli studi di Arthur Evans sul sillabario cipro-minoico, diretto antenato della scrittura cipro-sillabica di primo millennio.


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