Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Hurrita

- fine III millennio a.C. - fine II millennio a.C.

a cura di: Giulia Torri    DOI: 10.25429/sns.it/lettere/mnamon038
Ultimo aggiornamento: 9/2022


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La lettera di Mittani


La scrittura utilizzata per esprimere il hurrico è il cuneiforme sillabico di derivazione accadica. Esso segue le regole e i modi delle cancellerie scribali in cui testi in lingua hurrica vennero prodotti. Gli scribi di queste scuole non necessariamente parlavano tale lingua. Essa ebbe, infatti,  larga diffusione come lingua  letteraria presso varie popolazioni del vicino Oriente antico (soprattutto presso gli Ittiti).

Le attestazioni di documenti scritti vanno dalla fine del III millennio a.C. fino alla fine del II millennio a.C. Il documento più importante per la ricostruzione dei caratteri della scrittura hurrita, utilizzata nel regno di Mittani, è la lettera di El Amarna inviata dal sovrano mittanico Tušratta al faraone Amenofi III e interamente scritta in lingua hurrica (XIV sec. a.C.). Alcuni documenti in hurrico, ritrovati a Ugarit sono scritti nella locale scrittura alfabetica.


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Caratteristiche della scrittura

Definire una scrittura cuneiforme “Hurrita” non è compito facile visto che, ad oggi, non è stato ritrovato un archivio di testi nel principale stato di lingua hurrica della tarda età del Bronzo, il regno di Mittani che si affermò nella Siria settentrionale tra il XV e il XIV sec. a.C. La capitale di questo stato, il cui nome era Waššukanni, viene oggi identificata con il sito siriano di Tell Fecheriye, situato nell’area del fiume Habur. Gli scavi non hanno ancora potuto confermare tale ipotesi. Sulla base dell'analisi paleografica della Lettera di Mittani e di alcuni documenti ritrovati nella capitale ittita Hattuša, ma scritti in una grafia diversa da quella adottata dagli Ittiti, si parla di una tradizione scribale di Mittani e di testi scritti in un ductus definito assiro-mittanico (G. Wilhelm, Zur Babylonisch-Assyrischen Schultradition in Hattusha" ICH 1, 1990, 83-93).

 

Nuovi studi sono stati condotti in anni recenti sulla scrittura e la paleografia Mittanica che hanno messo in evidenza la tradizione scribale dell’area conquistata e controllata politicamente dal regno di Mittani prima della sua caduta ad opera del sovrano ittita Šuppiluliuma I. Tali ricerche hanno messo rilevato come esistesse una grafia tipicamente mittanica in Siria e in alta Mesopotamia fino ad Aššur, città assira che per un breve periodo cadde sotto il controllo del regno di Mittani (Z. Homan, Mittani Paleography, 2020, 270-278).


Il documento più importante per la ricostruzione del sistema di scrittura dei Hurriti è la “Lettera di Mittani” sicuramente redatto da uno scriba di lingua hurrica e proveniente da questo regno. In questo documento i logogrammi sono estremamente rari. Si tratta, dunque, di una scrittura prevalentemente sillabica. Le sillabe sono del tipo Consonante/Vocale (CV), Vocale/Consonante (VC), Consonante/Vocale/Consonante (CVC). Il numero dei simboli sillabici è limitato: 41 segni CV, 31 segni VC, 26 segni CVC alcuni dei quali con doppio valore (har/hur, kal/tan). Inoltre lo scriba non tiene conto delle differenze dei segni tra occlusive sorde e sonore scegliendo di usare sempre il segno PA e mai BA, KA e mai GA, DA e mai TA, DU e mai TU. Molto più accurato è il sistema di resa delle vocali: il segno U è sempre usato per il suono /o/, mentre il segno Ú è usato per il suono /u/. Accurata è la distinzione tra segni a vocalismo i ed e.

In due casi lo scriba ridefinisce il valore dei segni del sillabario babilonese per distinguere la qualità vocalica. Il segno GU è usato solo per il suono /ku/, mentre il segno KU è usato per il suono /ko/; il segno KI è usato per il suono /ki/, il segno GI per il suono /ke/. Come nel sillabario babilonese il segno PI indica la fricativa labiodentale e viene letto indifferentemente wa, we, wi, wu.
Spesso il segno vocalico viene ripetuto all’inizio di parola davanti a consonante per indicare la lunghezza vocalica.

Il hurrico ci è noto soprattutto da documentazione proveniente dai territori dello stato ittita (XV-XIII sec. a.C.) e per questo il sistema grafico dei testi hurriti ritrovati a Hattuša risente delle convenzioni utilizzate dagli scribi ittiti presenti nei testi indipendentemente dalla lingua in cui essi erano scritti. Esso si differenzia, dunque, dal sistema grafico della lettera di Mittani. Per esempio non si tiene conto della differenziazione tra i segni U e Ú per la lettura delle vocali /o/ e /u/ o dell’uso di KU per il suono /ko/ e di GU per il suono /ku/. Anche nella resa delle consonanti occlusive gli scribi ittiti non sembrano seguire un criterio sistematico. Questo può dipendere sia dalle diverse abitudini grafiche degli scribi di Hattuša ma anche da una diversa percezione dei suoni di questa lingua straniera. Una caratteristica tipica dei testi di Hattuša nella resa della fricativa labiodentale è quella di aggiungere al segno PI (utile per la resa dei suoni wa, we, wi, wu) un segno vocalico sottoscritto per indicare il suono vocalico della sillaba (PIe >wee, etc.).