Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Eblaita

- Seconda metà del XXIV sec. a.C. - seconda metà del XVII sec. a.C.

a cura di: Amalia Catagnoti    DOI: 10.25429/sns.it/lettere/mnamon043
Ultimo aggiornamento: 10/2022


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Recto del Trattato tra Ebla e Abarsal (TM.75.G.2420 = ARET XIII 5), Archivio L.2769, Palazzo Reale G, XXIV sec. a.C.


Il sistema grafico usato a Tell Mardikh - Ebla, in Siria, durante il periodo protosiriano (XXIV sec. a.C.) è una varietà di cuneiforme della metà del III millennio, simile ma distinto da quelli attestati in Mesopotamia (da Kish a nord fino ai vari siti sumerici a sud) e nella Siria orientale, a Mari (Tell Hariri) e a Nabada (Tell Beydar).
Essendo già noto al momento della scoperta archeologica degli archivi del Palazzo G (1974-1975), esso non ha posto problemi di decifrazione. Piuttosto, gli studi si sono concentrati e tuttora si concentrano sulle peculiarità, relative al sillabario e all'uso dei logogrammi, di un sistema grafico complesso che ha subìto adattamenti per poter essere usato per rappresentare una lingua semitica non mesopotamica.
La paleografia e il sillabario dei pochi testi cuneiformi finora rinvenuti a Tell Mardikh che sono databili a epoche successive a quella del Palazzo G, cioè l'iscrizione dedicatoria su statua del re Yibbiṭ-Lim (XX secolo a.C.) e alcune tavolette del XVII sec. a.C., mostrano una netta discontinuità con la tradizione precedente, essendo invece assimilabili a quelli usati contemporaneamente a Mari e Alalakh (Tell Atchana).


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Indice dei contenuti

Scoperta dei testi di Ebla e luoghi di ritrovamento

Esplorato fin dal 1964 dalla Missione dell'Università di Roma "La Sapienza" diretta da Paolo Matthiae, il sito di Tell Mardikh (in Siria, circa 60 km a sud-ovest di Aleppo) ha rivelato i resti dell'antica Ebla.
Questo centro urbano ebbe una prima importante fioritura nel periodo proto-siriano maturo (2600 - 2300 a.C. circa), terminata con un distruttivo incendio del palazzo reale (Palazzo G). Un nuovo grande incendio pose fine alla Ebla successiva (2300 - 2000 a.C. circa). La terza e ultima fioritura avvenne durante il periodo paleo-siriano arcaico e maturo (2000 - 1600 a.C. circa), quando la città venne distrutta in modo definitivo dagli ittiti. Durante la sua millenaria storia, Ebla più volte divenne un centro di importanza internazionale: una principessa della prima Ebla andò sposa al re di Kish, la seconda Ebla era ben nota al re di Lagash Gudea e prova dell'importanza della Ebla successiva è fornita dall' Epica della liberazione attestata nella bilingue hurro-ittita rinvenuta a Hattusa.

 

I testi del Bronzo Antico.

Palazzo Reale G (A. Archi, SMS 5/2, fig. 1)

Testi cuneiformi del III millennio sono stati rinvenuti in nove vani della parte occidentale del Palazzo Reale G. La maggioranza di essi era conservata nel cosiddetto Archivio Centrale (C), cui afferivano anche i lotti rinvenuti nell'area della Corte delle Udienze (D, F), mentre archivi più piccoli (B, E) e lotti ulteriori di tavolette (A, G, H) si trovavano fino a circa 40 metri a nord e 60 metri a sud del Grande Archivio. Un’unica tavoletta (più antica) proviene dall’ala nord-ovest del Complesso Centrale (I).

Le prime 42 tavolette sono state ritrovate nel 1974, con una bulla, sul pavimento di un vano del Quartiere Amministrativo accanto al fondo di una giara, in L.2586 (A). Si tratta di testi amministrativi concernenti per lo più metalli preziosi. (MEE 1.1-39; Archi 1986: 75 s., 1996a: 65; Biga 1988: 285-287). 

In L.2712, il cosiddetto Piccolo Archivio (B), un ambiente all'angolo nordorientale della Corte delle Udienze, sono stati trovati circa 250 testi amministrativi con registrazioni di beni alimentari, che dovevano essere stati conservati su due mensole aeree. (MEE 1.40-620; Archi 1986: 73-75, 1996a: 64 s.; Milano 1988: 288-290).

Il principale archivio del Palazzo G, quello in L.2769 (C), un vano ricavato nel portico del lato orientale della Corte delle Udienze, conteneva testi di svariate tipologie (amministrativi, epistolari, diplomatici, lessicali, letterari), per lo più sistemati in una scaffalatura di legno a tre ripiani addossata a tre pareti del vano. (Archi 1986: 77-86, 1996a: 60-62).

Nei pressi di L.2769, nel vestibolo L.2875, si trovava un lotto di tavolette più piccolo (D), con lettere, ordinanze reali e testi amministrativi agricoli; il rinvenimento di strumenti scrittorii (frammenti di stili in osso e un piccolo lisciatoio in pietra) suggerisce che in tale ambiente si iscrivessero tavolette di argilla. Le tavolette dovevano essere poste su due basse banchette. (MEE 1.6246-6518;  Archi 1996a: 62 s., 1986:76 s.; Biga 1988: 291-299; Matthiae 2008: 72)

Presso una corte interna del Quartiere Amministrativo, in L.2764, nel cosiddetto Archivio Trapezoidale (E), si trovavano alcune decine di testi amministrativi di vario contenuto, molti dei quali estremamente frammentari, trovati sul pavimento ma che dovevano essere conservati sui banconi sulla parete ovest e nord, in quest’ultimo caso chiuso da battenti lignei. (MEE 1.621-654; Archi 1986: 75, 1996a: 63 s.; Biga 1988: 300-304; Matthiae 2008: 71-72)

Al centro della Corte delle Udienze, in L.2752 (F), su di una tavola combusta, sono state rinvenute 22 tavolette amministrative di argomenti diversi, alcune delle quali join di frammenti rinvenuti in L.2769. (Archi 1996a: 61 s., 1986: 76; Biga 1988: 305 s.)

Tavolette erano presenti anche in altre parti del Palazzo G: il Quartiere Meridionale, ha dato nel 1982, in  L.3143, L.3462 e L.3474, 5 testi amministrativi (G) (Archi 1993), Queste poche tavolette trovate in settori periferici del Palazzo, trattavano materie, quali la distribuzione di legname, diverse da quelle dei documenti degli altri archivi del Quartiere amministrativo, può far pensare che in altri settori del palazzo si potessero trovare altri piccoli archivi, ancora però da individuare (Matthiae 2008:91). Nel 2004 13 tavolette (H) sono state trovate nei due vani L.8496+L.8778 e L.8495 ricavati lungo la parete est della Sala del Trono L.2866., questi testi sono stati considerati relativi ad operazioni che si svolgevano nella stessa Sala del Trono, ed è stato supposto che dopo breve tempo venissero trasferiti nel Grande Archivio (Matthiae 2008:75).

In L.8606, nell’ala nord-ovest del Complesso Centrale, nel 2003 è stata trovata una tavoletta (I) insieme ad una placca votiva, la tavoletta dovrebbe appartenere ad un periodo precedente quello degli archivi (Archi 2016, p. 2 nota 8). 

Gli scavi nel Palazzo Reale G hanno permesso di assegnare circa 17.000 numeri di inventario di oggetti iscritti. Si può supporre che l'ammontare originario fosse di circa 4000/5000 tavolette. La maggioranza dei testi documenta la resa formale della locale lingua semitica operata, secondo convenzioni loro proprie, da scribi semitofoni che avevano competenza anche di testi provenienti dalle lontane aree mesopotamiche, sia semitici che sumerici.
Accanto ai testi scritti in cuneiforme su tavolette di argilla sono state ritrovate cretule con iscrizioni e bulle (Archi 1996b; Peyronel 2016).

 

I testi del Bronzo Medio.

L'iscrizione dedicatoria sul torso della statua del re di Ebla Yibbiṭ-Lim, trovata nel 1968 (TM.68.G.61), probabilmente databile al XX sec. a.C., è il più antico dei pochi documenti di cui disponiamo per accedere alla lingua semitica parlata ad Ebla durante il Bronzo Medio, un periodo che la documentazione della cultura materiale mostra essere stato di grande fioritura per la città. 

Pochissimi documenti scritti del periodo di Alalakh VII (XVII sec. a.C.) sono stati rinvenuti ad Ebla.

Uno di essi, scritto su una tavoletta d'argilla, è una breve lettera paleobabilonese riguardante lavori agricoli (Kupper 1980). Altri testi sono stati pubblicati successivamente (Kupper 2005; Durand 2018). Si segnalano anche brevissime iscrizioni su un sigillo e su una coppa, e poche altre tavolette rinvenute durante le ultime campagne di scavo.

J.-R. Kupper, Une tablette paléo-babylonienne de Mardikh III, Studi Eblaiti 2, Roma (1980), pp. 49-51.

 


Le tavolette del Bronzo Antico

Il confronto fra tavolette che contengono testi di differente tipologia mostra che gli scribi del Palazzo Reale G di Ebla operavano secondo delle regole ben precise, che comprendevano anche la tendenza alla standardizzazione dei formati delle tavolette stesse. L'analisi dei formati può fornire informazioni utili per la ricostruzione della cronologia relativa dei documenti di Ebla e per l'individuazione dell'operato dei vari (gruppi di) scribi.

I principali formati possono essere descritti nel modo seguente (Pettinato, MEE 1, p. XVII; Archi 1996a: 73 s.):

a) tavolette rotondeggianti, di dimensioni piccole e medio-piccole;

b) tavolette quadrangolari con bordi smussati e angoli rotondeggianti, di dimensioni medie e grandi;

c) tavolette quadrangolari con bordi e angoli squadrati, di dimensioni grandi e molto grandi. 

Rarissime eccezioni comprendono TM.75.G.2414 (= MEE 15.29), una lista lessicale monolingue sumerica dalla forma estrememente allungata, contenente soltanto due colonne, ciascuna di 43 caselle, nel recto, e con il verso anepigrafo. (Archi 1992: 16; Picchioni 1997: 94-96 e Tav. VII).

Circa le dimensioni delle tavolette, si distinguono:

1) tavolette di piccole dimensioni, rotondeggianti, a pagnotta o lenticolari, dai 2 ai 7 cm. di diametro;

2) tavolette di dimensioni medio-piccole, quadrangolari con bordi e angoli rotondeggianti, dai 7 ai 10 cm. di lato;

3) tavolette di medie dimensioni, quadrangoli con angoli rotondeggianti, dai 10 ai 18 cm. di lato;

4) tavolette di grandi dimensioni, quadrangolari con angoli squadrati, dai 18 ai 26 cm. di lato;

5) tavolette di dimensioni molto grandi, quadrangolari con angoli squadrati, dai 26 ai 37 cm. di lato.

 

Vi fu una riforma amministrativa e scribale quando divenne re Yiṯġar-Damu (11-ar-da-mu) e primo ministro Yibrium (Ib-rí-um) (Archi 1991:212).


Tradizioni e tipologie testuali

Con l'eccezione delle iscrizioni reali, Ebla ha restituito testi cuneiformi appartenenti a tutte le principali tipologie testuali. E' utile contrastare da un lato i testi di tradizione locale con quelli di tradizione mesopotamica e dall'altro i textes de la pratique con i testi letterari.
Il nucleo principale è quello dei testi locali, e fra di essi la maggioranza è costituita dai documenti che si riferiscono a fatti avvenuti in Ebla stessa, o nelle aree limitrofe di interresse per l'élite eblaita, durante il periodo di vita degli archivi. Si tratta principalmente di alcune migliaia di rendiconti amministrativi, ma anche di lettere, resoconti di rituali e documenti di vario contenuto (trattati, ordinanze ecc.) aventi un comune fondamento giuridico (ARET XI, XIII, XVI, XVIII). Questi materiali forniscono importanti informazioni quantitative e qualitative sulla situazione economica, politica e sociale del regno di Ebla ed anche, più in generale, dei regni siriani. Si segnalano però alcuni testi letterari locali, quali gli incantesimi semitici riferentesi a culti siriani (ARET V).
Non inaspettatamente, i testi di tradizione non locale formano un gruppo ben più esiguo. Si tratta di fatto di testi, di tradizione mesopotamica, dal contenuto per lo più religioso (ARET V: incantesimi sumerici, ma anche composizioni semitiche di forma letteraria, quali inni a divinità) o lessicale (MEE 3, MEE 15: liste sumeriche appartenenti sia alla tradizione di Uruk che a quella di Fara). Fra le liste lessicali, comunque, un posto a parte, intermedio fra i testi di tradizione locale e quelli di tradizione mesopotamica, è occupato dalle liste lessicali bilingui sumerico-eblaite (MEE 4). Si tratta di testi di tradizione ultima non locale, che presentano però una forte rielaborazione avvenuta probabilmente a Ebla stessa. Queste liste elencano termini sumerici, organizzati secondo il principio acrografico, che spesso vengono tradotti (per meglio dire, glossati) con termini semitici locali. Più in generale, tutti questi testi di tradizione mesopotamica rielaborati a Ebla forniscono un accesso privilegiato alle pratiche degli scribi del Palazzo G, il cui numero appare essere particolarmente ridotto rispetto a quello dei grandi centri mesopotamici del III millennio.
Quanto alle tipologie testuali, i documenti amministrativi formano il gruppo principale in tutti gli archivi e i lotti di tavolette del Palazzo G.
In particolare, i testi con assegnazioni di prodotti alimentari (ARET IX, X) erano conservati in L.2712, le liste di quantitativi di cereali connesse ai luoghi di produzione erano parte del lotto di tavolette trovate in L.2764, liste di assegnazione di giare di vino si trovavano in stanze dell'ala meridionale del Palazzo G (SMS 5/2).
L'archivio centrale L.2769 + L.2752 non era invece specializzato. Accanto ai testi letterari, lessicali, di cancelleria (lettere, ordinanze reali, trattati, donazioni) e ai rituali cui parteciparono gli ultimi due re di Ebla, esso ospitava documenti amministrativi di vario genere (ARET I, II, III, IV, VII, VIII, XII, XV, XIX, XX; MEE 2, 7, 10, 12), principalmente riguardanti la contabilità di tessili e metalli, ma anche quella agricola (coltivazione e allevamento).
Considerando più in dettaglio i testi di questo archivio, i più antichi rendiconti mensili di tessili (RMT) sono scritti su tavolette quadrangolari (16-18x19-21 cm.) con angoli retti, piatte nel recto e bombate centralmente nel verso, mentre quelli più recenti sono caratterizzati dall'aumento delle dimensioni delle tavolette (fino a circa 21 cm. per lato) e da una scrittura più serrata. Quanto ai rendiconti annuali di metalli (RAM), quelli più antichi sono scritti su grandi tavolette rettangolari con angoli smussati (circa 20 cm. per lato), mentre le dimensioni delle tavolette dei RAM più recenti aumentano (fino a 32 cm di altezza per 37 cm di larghezza) e gli angoli diventano retti, ma rimane la bombatura, ora a circa due terzi del verso. Le registrazioni annuali di metalli e tessili sono scritte su tavolette di medie dimensioni (circa 13x16 cm.), con angoli smussati e bombate nel verso, analogamente ai rendicontano prodotti agricoli, scritti però su tavolette che non erano state cotte. I rendiconti mensili di distribuzione di ovini sono scritti su tavolette simili un po' più grandi (circa 19x22 cm.). Le liste lessicali sono scritte su tavolette (in genere di circa 15x17 cm.) con angoli retti e bombate nel verso, caratterizzate dall'uso di argilla pura e da una grafia molto accurata dei segni. Ben cotte, esse ricopiavano fedelmente le liste sumeriche nella quantità di colonne del recto e nella presenza, nel verso, del solo colofone, che riportava, nella maggior parte dei casi, il nome dello scriba eblaita.


Il sistema grafico

I termini dei testi cuneiformi eblaiti del III millennio sono stati scritti usando sia sillabogrammi che logogrammi.

I sillabogrammi vengono normalmente utilizzati per notare termini della lingua semitica locale, siano essi nomi propri (il nome di persona Ìr-kab-da-mu, il nome di luogo Ib-laki, il nome divino dRa-sa-ap e il nome di mese Ig-za) o nomi comuni (ʾà-da-umtúg, "mantello"; da-mu, "sangue; stirpe"; du-ba-lum, "pascolo"; wi-rí-gúm, "orto, giardino"), pronomi (an-da, "tu"), aggettivi (ra-gu, "fine, magro"), preposizioni (si-in, "a, verso; per"), congiunzioni (ù, "e"), avverbi (a, "dove?") e forme verbali coniugate o declinate (ne-sa-bar, "noi inviamo"; wa-ba-lu, "portare", mu-da-li-gú, "colui che si muove continuamente").

Si noti in particolare che: 

- Ìr-kab-da-mu vale Yirkab-damu, "La-stirpe-ha-trionfato": il nome del penultimo re diEbla (nel quale sono riconoscibili i termini rakābum, "montare", qui nell'accezione di "trionfare", e damum, "sangue", qui nell'accezione di "stirpe") è scritto con un sillabogramma del tipo V(ocale)C(onsonante), ìr, un sillabogramma del tipo CVC, kab, e due sillabogrammi del tipo CV, da e mu

- du-ba-lum dovrebbe valere dubrum, "pascolo" (significato suggerito dall'equivalenza nella lista lessicale bilingue sumerico-eblaita ú-síg = du-ba-lu e dal confronto col semitico *dubr-): in tal caso, si noti l'uso di lum per esprimere /rum/ e l'uso di un segno di tipo Ca (qui -ba-) per esprimere la sola consonante /b/; 

- mu-da-li-gú vale muhtallikum da *muhtanlikum (participio tn/1 del verbo halākum, "andare"): mentre la mancata notazione della doppia trova confronti in testi accadici, l'uso di per esprimere /k/, di contro all'uso di gu per esprimere /q/ (come per esempio nell'equivalenza lessicale sumerico-eblaita níg-sal = ra-gu, "fine, magro"), è un tratto tipico del sillabario usato a Ebla.

Assieme ad altri (come per esempio l'uso del valore ru12 del segno EN), questi casi illustrano alcune peculiarità del sillabario eblaita, che lo distinguono dai contemporanei sillabari semitici di Mesopotamia. Tratti invece comuni sono la pluralità di letture per singoli segni (il segno LUM, per sempio, poteva essere letto lum, gúm, núm, ḫum) e la pluralità di valori fonetici per ogni singola lettura (per esempio, ʾà-la-gúm, /halāk-um/, "andare", dove compare la lettura gúm del segno LUM, avente il valore /kum/). La grafia non permette di distinguere tra consonante sorda, sonora ed enfatica, salvo alcuni casi che dimostrano l'abilità degli scribi eblaiti nel tentare un adattamento della scrittura alla loro lingua (segno gu per rendere il fonema /q/, distinto da per i fonemi /g, k/, si veda qui sopra).

In alcuni dei termini semitici sopra elencati compaiono, con funzione di determinativi, alcuni sumerogrammi: ki, "luogo", in Ib-laki, dingir, "dio", in dRa-sa-ap e túg, "tessuto", in ʾà-da-umtúg

Come sempre accade in documenti scritti da scribi semitofoni, anche a Ebla in effetti un gran numero di termini semitici sono notati tramite termini sumerici considerati corrispondenti (scopo pratico delle liste lessicali bilingui sumerico-eblaite era proprio quello di fornire gli equivalenti locali dei sumerogrammi impiegati nei textes de la pratique eblaiti, come per esempio nel caso di šeš-mu = a-u-um, "fratello").L'impiego di sumerogrammi è esteso anche a parole molto comuni e frequenti, come en "re", ninda "pane", níg-ba "dono", šu-mu-taka4 "consegnare". Il plurale dei sumerogrammi è notato tramite la loro reduplicazione (lugal-lugal "i signori", dumu-nita-dumu-nita "i figli", giš-gígir-sum-giš-gígir-sum "i carri da trasporto"). Più rari, ma ugualmente attestati, sono i semitogrammi. Alcuni possono essere definiti accadogrammi, cioè grafie dall'aspetto chiaramente semitico che però sono trattate più come logogrammi che come termini scritti sillabicamente. Esempi sono alcune grafie che terminano con la desinenza del genitivo (bu-di "spillone"; na-se11 "persona, gente", il cui vocalismo contrasta con quello del corrispondente termine eblaita, *nišum), altre grafie che terminano senza desinenza (li-im "clan") e altre ancora che si presentano di norma con la desinenza del nominativo (ma-lik-tum "regina", da-mu "stirpe"). Tutti questi semitogrammi al plurale si presentamo in forma reduplicata, venendo così trattati come i comuni sumerogrammi.